I 4 simboli siciliani più famosi nel mondo

Sicilia

Come tutti sanno, la Sicilia vanta una cultura ricca di simboli e tradizioni. Ma quali sono i simboli siciliani più conosciuti, non solo in Italia ma anche nel mondo? Vediamolo insieme:

La Triscele: più comunemente chiamata “trinacria”, la triscele è il simbolo più antico della Sicilia. Si tratta della rappresentazione di un essere dalla testa femminile, posta al centro del simbolo, da cui partono tre gambe piegate ad angolo. L’aspetto della testa rimanda chiaramente alle gorgoni, mostri della mitologia greca i quali capelli erano dei serpenti. Successivamente, accanto alla testa vennero aggiunte delle piccole ali, che simboleggiano il trascorrere del tempo, e 3 spighe di grano, a rappresentazione della fertilità delle terre dell’Isola. La storia sulle origini di questo curioso simbolo è davvero molto complessa, avvolta ancora oggi in un alone di mistero mitologico. La triscele è stata adottata dal Parlamento Siciliano come parte integrante della bandiera siciliana, in cui è stata posta al centro della bandiera, su sfondo giallo e rosso aranciato. Per il vero siciliano DOC, fondamentalmente molto religioso e profondamente superstizioso (e quindi soprattutto per gli anziani), la trinacria rappresenta un vero e proprio talismano portafortuna.

Il carretto siciliano: originariamente, tra il XIX secolo fino alla seconda metà del XX secolo, il carretto era adibito a mezzo per trasportare carichi di merci particolarmente pesanti. Con l’avvento dei mezzi di trasporto a motore, il carretto cadde in disuso, per poi divenire un oggetto d’arte artigianale nonchè uno dei simboli siciliani più conosciuti in tutto il mondo. Esistono svariati tipi di carretto siciliano, tutti diversi in base alla zona dell’isola in cui vengono costruiti. Ogni città ha il suo carretto, ciascuno con la propria peculiarità. In generale, tutti i carretti siciliani sono molto appariscenti, finemente intagliati fino all’ultimo dettaglio più nascosto e decorati con colori sgargianti. L’arte della costruzione e della decorazione del carretto viene tramandata da generazione in generazione: gli apprendisti carradori (questo è il termine con cui si indicano gli artigiani che costruiscono i carri) trascorrono un lungo periodo come apprendisti presso una delle botteghe di artigiani già esperti del mestiere, che tramanderanno loro le particolari tecniche secondo cui costruire ed intagliare i carretti.

La coppola: anche chiamata còppula, è un berretto tipico della tradizione siciliana (ma anche calabrese e sarda). Ma questo famosissimo copricapo possiede, in realtà, origini anglosassoni. Si pensa, infatti, che l’origine della parola “coppola” sia una traslitterazione dell’inglese ‘cap’, la cui traduzione è, appunto, cappello. L’uso della coppola, in Sicilia, sembrerebbe quindi risalire alla seconda metà dell’Ottocento, periodo in cui i nobili inglesi si recavano sull’isola per dedicarsi ai loro investimenti. Si può affermare con certezza che l’utilizzo la coppola aumentò in concomitanza con la nascita dell’automobile; il berretto, infatti, grazie anche alla sua piccola visiera, risultava essere perfetto per riparare gli occhi e la testa del pilota sia dai raggi del sole che dalla pioggia (le prime auto non erano dotate di tettuccio).
Col passare del tempo, la coppola diventò il segno distintivo di un’intera classe sociale, quella del popolo. Al giorno d’oggi, la coppola viene usata come particolare accessorio di moda, in grado di donare quello tocco in più anche al look più semplice.

Il marranzanu: quando si pensa alla musica tipica della tradizione siciliana, il primo suono che salta subito alla mente è quello del marranzano, lo scacciapensieri, altro simbolo legato alla Sicilia. Il marranzano è un piccolo strumento caratterizzato da una struttura in metallo ripiegata su se stessa a forma di ferro di cavallo, le cui due estremità non si toccano. Al centro, tra le estremità, si trova una sottile lamella in metallo, fissata ad un solo lato dello strumento, così da rimanere libera di oscillare dall’altro. Suonare lo scacciapensieri non è cosa semplice: l’ancia libera va poggiata sugli incisivi, per poi pizzicare la lamella con un dito. La bocca, quindi, fungerà da cassa di risonanza. Modificando le dimensioni dell’apertura della bocca, cambierà l’altezza e ampiezza dei suoni. Il suono varierà anche a seconda della posizione della lingua.