A circa 15 chilometri da Ragusa, sorge il Castello di Donnafugata, una sontuosa dimora aristocratica di tardo ‘800, che domina un’area circostante di oltre 7500 metri quadrati, la tenuta e il parco appartenenti, in tempi passati, al ricco casato degli Arezzo.
Il Castello di Donnafugata, diviso su tre piani, si caratterizza per l’elegante facciata merlettata in stile neogotico e le due torri laterali. L’edificio interno si compone di 120 stanze, di cui solo una parte è aperta al pubblico, per una superficie totale di 2500 metri quadrati. Si accede agli interni da una scalinata monumentale in pietra-pece, un particolare materiale ricco di bitume e olio minerale, tipico del Ragusano.
Le stanze sono ancora arredate con i mobili e gli arredi originali d’epoca: ogni locale era adibito a una specifica funzione, quindi arredato con gusto e modo diverso. Il Salone degli Specchi è ornato da stucchi, mentre i quadri neoclassici della pinacoteca appartengono alla scuola di Luca Giordano, pittore napoletano della seconda metà del ‘600. Considerevoli anche l’Appartamento del Vescovo, dove dormiva un alto prelato della famiglia Arezzo e, secondo la leggenda, quella che fu la camera da letto di Bianca di Navarra.
Mu.De.Co, il museo del costume storico siciliano
All’interno del Castello di Donnafugata è allestito il Mu.De.Co, il museo del costume, nato dopo l’acquisizione da parte del Comune di Ragusa di una collezione pregievole di abiti e accessori originali, appartenenti alla famiglia di Gabriele Arezzo di Trifiletti. La collezione si compone di 460 abiti completi, oltre 690 singoli indumenti e 1555 accessori quali cappelli e scarpe di ogni foggia. A tutto questo si aggiungono una settantina di oggetti vari, fra utensili per ricamo e cucito, prodotti di cosmetica, fino a una vasca da bagno da viaggio.
Dal 2014 al 2020 (anno in cui il Museo del Costume ha aperto al pubblico) un attento e paziente lavoro di restauro e di allestimento ha permesso di creare un’esposizione di vestiti, accessori e arredi molto evocativa, che ricrea e trasmette ai visitatori l’atmosfera autentica della vita al Castello nei suoi giorni di massimo splendore. Non solo: l’obiettivo del Mu.De.Co. – in continua evoluzione – è di creare una mostra permanente che racconti la storia del costume di tutta la Sicilia, dal 18° secolo ai giorni nostri.
Il parco, il labirinto e gli “scherzi del Barone”
Il Castello di Donnafugata, oltre che dell’edificio principale e dell’esposizione al suo interno, offre ai visitatori un parco circostante di 8 ettari, dove ammirare una lussureggiante vegetazione e le diverse architetture particolari e divertenti come il tempietto circolare, la coffee house, le grotte artificiali.
Fra le attrazioni più particolari che si trovano nel parco, la più importante è senza dubbio il labirinto. Non è fatto di siepi di bosso, come da tradizione, ma dei muretti a secco, tanto tipici in terra di Sicilia. Ha la pianta trapezoidale, con l’estremità circolare, ed sembra che sia uno dei labirinti di più difficile e snervante soluzione, al mondo.
La bizzarrie del parco del Castello di Donnafugata non si fermano, tuttavia, al labirinto. Si dice che il Barone amasse intrattenere i suoi ospiti – o semplicemente impegnare i suoi pomeriggi al castello – con scherzi meccanici che aveva fatto installare nel parco. Uno di questi è una seduta al quale è collegato uno spruzzo d’acqua, per si attiva proprio quando qualche ignara vittima ci si siede sopra. Un altro era un manichino vestito da monaco che sbucava all’improvviso dalla cappella, spaventando gli ospiti. E ancora tombe vuote per spaventare i visitatori, specialmente giovani ragazze che avrebbero dovuto trovare conforto fra le braccia del padrone di casa.
Ipotesi sull’origine del nome Donnafugata
Sul perché il castello si chiami Donnafugata e sull’origine di questo nome ci sono diverse teorie, alcune che si perdono nelle leggende e nei racconti popolari del luogo. La più famosa fra queste ipotesi è legata alla leggenda di Bianca di Navarra, consorte di Martino il Giovane, reggente del Regno di Sicilia. Alla morte del marito, si vide pesantemente insidiata dal conte Cabrera, che intendeva prendersela in sposa per salire sul trono. Bianca, per sfuggire alla prigionia del conte, fuggì attraversando le stanze e le gallerie del castello fino in aperta campagna: da qui donna fugata, ovvero donna fuggita, in fuga.
È assai improbabile che questa sia però la versione corretta sull’origine del nome Donnafugata, perché l’edificio con stanze, corridoi, gallerie e scalinate, fu costruito molto più tardi rispetto alle vicende raccontate dalla leggenda. Inoltre con c’è nessun fondamento storico a sostenere i fatti accaduti durante la prima edificazione del castello o a certificare la mitologica storia fra il conte e Bianca di Navarra.
Il nome Donnafugata potrebbe essere allora legato a un tragico fatto di cronaca, anche questo mischiato a leggenda: in un momento storico non meglio precisato, nei dintorni del castello, fu rinvenuto il cadavere di una donna morta strozzata. In questo caso, il temine fugata può essere una distorsione linguistica della parola dialettale “affucata”, ossia soffocata, morta per soffocamento.
Secondo un’altra teoria, pare che l’origine del nome sia riconducibile al termine arabo Ayn al-Ṣiḥḥat, traducibile in “fonte della salute” che in siciliano si dice “Ronnafuata”, molto simile, per assonanza, a donnafugata.
Storia del Castello di Donnafugata
La prima edificazione del Castello di Donnafugata sembra risalire al 14° secolo, per opera del casato dei Chiaramonte, già conti di Modica, ma pare esistesse una precedente struttura: una torre duecentesca. Non si ha documentazione certa della primitiva costruzione dell’edificio, fino al Settecento. Le vicende relative alla realizzazione del castello precedenti a questa data, sono più leggendarie che storiche: presumibilmente, Bernardo Cabrera, nobile catalano, gran giustiziere del Regno di Sicilia, ne fece una delle sue residenze, poi la dimora fu acquistata da Vincenzo Arezzo La rocca, nel 1648, che la trasformò in una masseria fortificata.
Da allora in avanti, il Castello di Donnafugata si trasformò da dimora neoclassica a castello neogotico: la maggior parte delle architetture che possiamo ammirare ancora oggi, si devono all’intervento del Barone Corrado Arezzo, che nell’Ottocento fece aggiungere, sulla facciata principale, la loggia di gusto veneziano e gli eleganti archi trilobati. Dopo alcune generazioni, il Castello di Donnafugata divenne proprietà di Clementina Paternò di Manganelli, vedova di Gaetano Combes de Lestrade, visconte. Nel 1982, in stato di incuria e abbandono, fu acquisita dal Comune di Ragusa, che si curò del restauro per l’apertura al pubblico.
Il Castello di Donnafugata, cinema, riconoscimenti e stazione privata
Il Castello di Donnafugata è stato palcoscenico di molti film e fiction. Molte scene degli episodi delle serie televisive con protagonista il “Commissario Montalbano”, sono state girate nelle stanze, in giardino e presso il labirinto, così come scene de “La stagione della caccia” o “C’era una volta Vigata”, sempre tratte dai romanzi di Andrea Camilleri. La sontuosa Stanza del Biliardo è stata set di inquadrature storiche ne “I Vicerè”. Nel 1984, i fratelli Taviani vi hanno girato “Kaos”, nel 2015 Matteo Garrone il film “Il Racconto dei racconti” con un cast internazionale.
Essendo stato residenza storica di personaggi quali il Barone Corrado Arezzo de Spuches, politico, filantropo, cultore dell’arte, e il Visconte Combe de Lestrade, sociologo, storico e diplomatico, il Castello di Donnafugata è annoverato nella lista delle Case della Memoria, l’associazione nazionale che riunisce le case-museo e le residenze di donne e uomini illustri.
Il Castello di Donnafugata ha una sua stazione personale. Grazie al Barone Corrado Arezzo e alle sue influenze politiche, il tratto ferroviario Ragusa – Comiso, subì una deviazione per poter passare nelle immediate vicinanze della dimora nobiliare. La stazione dista meno di 500 metri all’ingresso della villa e a tutt’oggi tutti i treni, anche i regionali, si fermano alla stazione di Donnafugata, per favorire il flusso turistico.