Cannolo siciliano: dove mangiare questa specialità gastronomica in Sicilia

Cannoli Siciliani

Chi decide di trascorrere le proprie vacanze in Italia sa benissimo che una componente fondamentale del viaggio sarà la gastronomia. L’arte, le spiagge e la natura in generale attirano ogni anno milioni di visitatori ma nessuno di loro va via dal Bel Paese a bocca asciutta, nel vero senso del termine. Ogni regione offre delle specialità della tradizione che difficilmente possono deludere il palato sia degli italiani stessi, abituati al buon cibo che, ancor più, quello degli stranieri.

La Sicilia è una delle regioni per la quale la notorietà dei suoi incantevoli paesaggi va di pari passo con quella del buon cibo: la pasta con sugo alla siciliana, la brioche con il gelato, il pistacchio di Bronte, il cioccolato di Modica, il pane con la milza, e, in ultimo, sua maestà il cannolo siciliano.

Il cannolo siciliano è un piacere che coinvolge tutti i sensi: dolce ma non troppo, croccante e profumato, un dolce fatto di ricotta, zucchero e arricchito a piacere con pistacchio, canditi e cioccolato. Una specialità siciliana inserita nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (PAT) del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.

Come ogni prodotto famoso, è facilissimo trovarne imitazioni in tutti Italia e anche in alcune parti del mondo, ma l’originale è unico e, uno dei posti migliori per assaporarne il gusto autentico, è Erice, il bellissimo borgo medievale sopra Trapani.

L’origine del cannolo siciliano

Il nome cannolo, proviene dal modo in cui veniva tradizionalmente preparato nel XVII secolo: la cialda infatti veniva arrotolata su delle canne di fiume per darle appunto la forma cava dove poi inserire il ripieno di ricotta.

Le sue origini sono incerte, alcune ipotesi lo fanno risalire all’epoca dei romani, altre, a quella dei saraceni. Se ne trova una prima descrizione in latino nel libro Siciliani a tavola di Alberto Denti di Pirajno e, ne Dizionario Siciliano-Italiano-Latino di Michele del Bono (Palermo 1751), si legge la definizione: «Cannola: capelli arricciati. ricci. cincinni [per pasta dilicatissima lavorata a foggia di cannello, pieni di bianco mangiare. Tubus farinarius dulcissimo edulio ex lacte fartus]».

Inoltre Pino Correnti, nel suo Libro d’oro della cucina e dei vini della Sicilia sostiene che il cannolo sarebbe nato in un convento di clausura nei pressi di Caltanissetta, nel quale le suore sarebbero partite da un’antica ricetta romana poi elaborata dagli Arabi.

La ricetta tradizionale del cannolo siciliano

Il cannolo siciliano è composto da due parti principali:

  1. Un cannolo di pasta fritta che fa da involucro;
  2. Un ripieno a base di ricotta di pecora.

La pasta fritta è fatta di farina di grano tenero, Marsala, zucchero e strutto. L’impasto viene poi arrotolato su piccoli tubi di metallo e poi fritto, tradizionalmente nello strutto, ma oggi se ne possono trovare versioni un po’ più light che usano grassi più leggeri e meno costosi.

Il tradizionale ripieno consiste in ricotta di pecora setacciata e unita allo zucchero alla quale è possibile aggiungere canditi e gocce di cioccolato secondo il proprio gusto personale. Infine, il cannolo viene rifinito con una spolverata di zucchero a velo.

Esistono alcune variazioni rispetto alla versione appena descritta che rispecchiano le tradizioni locali. Ad esempio, nel ragusano, si usa la ricotta iblea che è vaccina (spesso di mucca modicana), e quindi con un sapore più delicato rispetto a quella usata nella ricetta classica con la ricotta di pecora.

Al di là delle tradizioni e delle variazioni della ricetta, ciò che non cambia è il fatto che i cannoli devono essere riempiti al momento di mangiarli. Al contrario, un cannolo ripieno da qualche ora potrebbe perdere la croccantezza della pasta fritta a causa dell’umidità della ricotta che viene assorbita dalla cialda.

Attualmente, una delle pasticcerie dove è possibile gustare un cannolo realizzato secondo la ricetta tradizionale, è quella di Maria Grammatico ad Erice, in provincia di Trapani.

Erice, il Borgo medievale sopra Trapani

Erice è un luogo antico, cantato da Tucidide che ne ipotizzò l’origine dalla città di Troia, e da Virgilio, che la cita nell’Eneide. Erice è oggi un vero un gioiello dove assaggiare deliziose specialità sicule ma anche dove ammirare ceramiche, stoffe, tappeti e pupi siciliani.

Luogo dall’alto valore paesaggistico, dall’alto dei suoi 750 metri d’altitudine veglia su Trapani e sprigiona tutto il suo fascino medievale. Inoltre, grazie alla posizione privilegiata offre un panorama mozzafiato che affaccia direttamente sull’Etna.

Anche il percorso per arrivare su fino al borgo ha un fascino unico, infatti, Erice è raggiungibile attraverso una funicolare che permette di scoprire lentamente il panorama che poi si staglierà una volta arrivati su in cima. È possibile raggiungere Erice anche con il bus o in auto ma l’emozione del piccolo viaggio in funicolare sarà uno dei ricordi pi+ preziosi della vacanza in Sicilia.

Il cannolo di Erice

Fra le specialità gastronomiche che è possibile assaggiare ad Erice c’è sicuramente il cannolo siciliano presso la pasticceria di Maria Grammatico.

Maria Grammatico, la donna che ha reso l’omonima pasticceria il centro dell’arte pasticcera ericina è nata a Trapani nel 1940 e, rimasta orfana di padre all’età di 11 anni, viene mandata al Convento San Carlo, dove scopre il mondo della clausura, fatto di preghiera e di duro lavoro.

Maria Grammatico resterà al Convento San Carlo per 15 anni, durante i quali apprenderà l’arte pasticcera conventuale, abilità che le permetterà di aprire un piccolo negozietto partendo da “soli tre chili di mandorle”.

In quel piccolo laboratorio, grazie anche al supporto dei fratelli e dalla madre, Maria Grammatico, a partire dalle nozioni apprese negli anni di convento, sperimenta, inventa e crea tanto che, con il tempo, il suo nome sarà pian piano associato alla tradizione pasticcera ericina e trapanese.

Oltre al cannolo, questa straordinaria pasticceria è celebre anche per altri dolci tradizionali siciliani, come le cassate e la pasta di mandorle, tutto rigorosamente realizzato secondo le antiche ricette apprese dalla giovane Maria Grammatico negli anni di clausura.