Sicilia della Mitologia greca: 3 leggende che raccontano le origine dell’isola

Sicilia della Mitologia greca

La Sicilia è una terra che fonda la sua cultura e le sue tradizioni in una miscellanea di diverse civiltà che nel corso della Storia l’hanno abitata, lasciando ognuna un’impronta indelebile che oggi forma la forte identità del popolo e del territorio siciliani. Dalla mitologia greca, si tramandano da secoli, le leggende che raccontano le origini dell’isola. Eccone 3 che spiegano perché l’isola si chiama Sicilia e come hanno avuto origine la Riviera dei Ciclopi e il Monte Etna.

La leggenda della Principessa Sicilia

Tanto tanto tempo fa, in una terra lontana del Mediterraneo viveva una bellissima principessa di nome Sicilia. Un profezia malvagia le aveva preannunciato un destino nefasto: Sicilia sarebbe morta all’età di 15 anni, assassinata dal mostro Greco Levante. Così, prima del suo 15esimo compleanno, con il cuore pieno di angoscia, il re e la regina lasciarono che la principessa partisse da sola, su una barca, affidata alle acque, ai venti e alle correnti del mare.

Dopo qualche settimana di navigazione solitaria in mezzo al Mediterraneo, la principessa Sicilia fu travolta da un devastante angoscia: aveva finito le scorte alimentari e l’acqua da bere, così fu certa di morire da lì a poco. Ma i venti benevoli e il favore degli Dei spinsero la sua imbarcazione fino alle coste di un’isola bellissima e rigogliosa, ricca di lussureggiante vegetazione e baciata dal sole. Sicilia fu salva! Si nutrì dei tanti frutti e delle fresche acque dei torrenti, girovagò per la costa e per l’entroterra dell’isola, ammirando i paesaggi incantati.

Ben presto si accorse, però, che l’isola era completamente disabitata. Un nuovo sentimento di sconforto la assalì. Cominciò a piangere per la solitudine e per la nostalgia della famiglia e della terra natia. Prima sommessamente poi sempre più forte, finché fu sentita da un giovane ragazzo che vagava, anche lui solitario, per le terre deserte dell’isola. I due si innamorarono a prima vista; lui spiegò a Sicilia di essere l’unico sopravvissuto dopo una pestilenza, voluta dagli Dei, che aveva ucciso tutti gli isolani. La leggenda vuole che dalla progenie della principessa e del suo sposo abbia avuto origine il popolo dei Siciliani, che in onore della prima antenata, chiamarono la loro isola Sicilia.

La leggenda della Riviera dei Ciclopi

Ulisse e i suoi uomini approdarono sulla costa orientale della Sicilia, stanchi e affamati dopo mesi di navigazione in mare aperto. Era risaputo che quella fosse una zona pericolosa, abitata dai famigerati Ciclopi, esseri giganteschi con un occhio solo, noti mangiatori di uomini. Ma la ciurma di Ulisse aveva troppa fame e bisognava escogitare qualcosa per rubare i gustosi formaggi che i Ciclopi tenevano gelosamente immagazzinati nella grotta di Polifemo. Questi era il più grosso e il più terribile di tutti, ma Ulisse con la sua astuzia riuscì ad ingannarlo e a sconfiggerlo.

Entrò nella grotta con uno stratagemma e si presentò direttamente al gigante. Disse di chiamarsi Nessuno e di essere lì per rendergli omaggio, portando in dono una bevanda dolce e gustosa che il ciclope non aveva mai assaggiato. Polifemo minacciò Ulisse di mangiare lui e tutti i suoi uomini, ma prima volle bere il nettare profumato che gli veniva offerto. Cadde in un sonno profondo, durante il quale Ulisse riuscì a conficcargli nell’unico occhio un tronco di albero appuntito e a portare via tutti i viveri presenti nella grotta.

Al risveglio, Polifemo, accecato e straziato dal dolore, cominciò ad urlare. Accorsero tutti gli altri ciclopi e gli chiese cosa fosse successo. “Nessuno mi ha accecato, Nessuno mi ha tolto l’occhio” continuava a gridare il gigante. Gli altri allora lo credettero impazzito e se ne tornarono alle loro faccende, deridendolo. A quel punto Polifemo, amareggiato e furibondo, cominciò a scagliare grossi massi di pietra sulla riva e nel mare, nel tentativo di colpire alla cieca Ulisse in fuga. È così che ebbe origine il litorale roccioso nel pressi di Catania, chiamato per l’appunto Riviera dei Ciclopi.

La leggenda del Monte Etna

C’era una volta un gigante di nome Encelado. Era un tipo brutto e cattivo, particolarmente irascibile: ogni volta che si arrabbiava sputava fuoco dalla bocca e dagli occhi e i capelli gli si incendiavano in mille fiammelle. Un giorno decise di conquistare l’Olimpo per detronizzare Giove e diventare lui il re degli Dei e del mondo intero. Con l’aiuto dei suoi compagni giganti, mise una montagna sopra l’altra per raggiungere le vette del monte Olimpo, ma Giove, accortosi dell’agguato scagliò rabbioso un fulmine nella catasta di rocce che andò in frantumi.

Encelado  precipitò e sprofondò sulle coste della Sicilia, in una spiaggia fra Catania e Messina. Tutti i massi di pietra con cui aveva costruito la scala per l’Olimpo, gli crollarono addosso, imprigionandolo nel sottosuolo. Ancora oggi, qualche volta, al ricordo del piano di conquista fallito, Encelado si arrabbia tantissimo e sputa fuoco, lapilli e lava incandescente dai crateri del vulcano Etna, sotto il quale è sepolto per sempre.

Un’altra versione della leggenda del monte Etna racconta le origini del vulcano: durante il tentativo di rivolta dei Giganti verso Giove e gli Dei dell’Olimpo, Encelado, visto che le cose si mettevano male, tentò la fuga. La dea Atena se ne accorse e per fermarlo gli scagliò addosso la Sicilia, bloccando per sempre. La testa del gigante iracondo corrisponde alla zona dove sorge l’Etna: ecco spiegata l’origine del vulcano più alto d’Europa e fra i più attivi del pianeta.